Si dice che oggi nella competizione elettorale fa premio l’immagine: il candidato è eletto non tanto per il suo programma politico, ma per come “appare” e sa “vendere” la propria immagine. Si ritiene che questa cultura appartenga ad una visione della politica “di destra”. La destra non fa politica per il popolo, ma per difendere l’interesse dei ricchi. La sinistra, parte politica di estrazione del popolo, agisce invece con un programma “di sostanza”. Posto che oggi premia la cultura dell’immagine, come il popolo vede la destra e la sinistra ? Nella cultura dell’immagine, è forse la destra ad essere destinata a vincere la competizione elettorale. Infatti, l’immagine scatena il processo di identificazione con il leader, di destra e di sinistra: chi vota il leader ricco, si sente ricco, chi vota il leader “dei poveri” (i lavoratori), si sente povero. Ecco, dunque, che la destra, rappresentata dai ricchi, vince perché offre di sé l’immagine “vincente” che corrisponde al proprio successo sociale, correlato alla ricchezza: il processo di identificazione fa sentire il popolo, anche se povero, come ricco. Per questo la destra offre di sé un’immgine “aristocratica”, mentre la sinistra offre di sé un’immagine che corrisponde alla parte del popolo da essa rappresentata: le fasce povere e la classe media, cioè un’immagine “bassa”, che si proietta sui leader, e che viene pagata, nel processo di identificazione elettorale, con l’insuccesso. Questa analisi spiega il successo elettorale della destra e il crollo elettorale della sinistra, successo e crisi associate alla rappresentazione della sinistra e della destra nell’immaginario del popolo in una competizione elettorale basata sul culto dell’immagine. Ma allora perché in America ha vinto Obama ? Perché egli ha saputo darsi un programma di sostanza, ed ha espresso un’immagine di competenza nell’affrontare i problemi. Ma questo non è sufficiente. Egli ha vinto perché c’è stata la crisi finanziaria, e la paura per le sorti dell’economia del Paese ha “svegliato” il popolo, spostando la competizione elettorale dalla cultura dell’immigine, e cioè dal “sogno” del processo di identificazione, al “peso” della sostanza del programma e della competenza necessari per affrontare concretamente la crisi dell’economia. Inoltre, McCain, pur essendo di destra, non rappresentava l’immagine della ricchezza (essendo un militare), e non poteva quindi scatenare l’immaginario popolare ad essa associato. C’è inoltre un limite al processo di identificazione e alla cultura dell’immagine: il leader ricco dà l’immagine di un uomo felice, e il popolo che lo vota si sente ricco e felice. Ma (come in un periodo di forte crisi), se il popolo soffre troppo, allora la ricchezza, anziché scatenare il sogno di essa nell’immaginario collettivo, può invece creare ripulsa, per la differenza tra la condizione sociale del leader ricco e a quella in cui vive la maggior parte della popolazione. In un tempo di forte crisi economica, il processo di identificazione potrebbe portare la popolazione (come nel caso della vittoria di Obama) a identificarsi con un leader di estrazione sociale popolare, in cui il popolo può più facilmente proiettare la propria condizione. Tutto ciò mostra quanto sia vuota la politica fondata sul culto dell’immagine: la politica deve infatti risolvere scientificamente i problemi della gente ed assecondare i bisogni del popolo, e non servire solo a scatenare processi di identificazione finalizzati a farlo “sognare”. Questi processi sono invece l’essenza della democrazia, in cui la lotta tra i partiti serve a scatenare la proiezione, in essa, del conflitto classista insito nel sistema sociale. Questo conflitto è causato dalla prevaricazione dei ricchi sul popolo, ma anche dall’invidia del popolo per la loro ricchezza. La destra si è fatta parte politica per difendere i ricchi da tale invidia, cioè per il mantenimento dell’ordine sociale, nel quale è certamente necessaria l’esistenza di una classe sociale ricca e privilegiata. La sinistra è, invece, la parte politica che fa l’interesse di tutto il popolo. Quando la sinistra fa l’interesse anche dei ricchi e difende i loro privilegi, la destra ha esaurito storicamente la sua funzione politica. La sinistra diventa così la cultura giuridica della scienza e del sapere che si fa politica per risolvere con la tecnica e con la competenza scientifica i problemi del popolo. Non nella tecnocrazia, perché questa soluzione è comunque “politica”, essendo essa basata sulla mediazione del conflitto sociale, il quale è necessario e fisiologico. Il popolo, costituito dai ricchi e dalla classe media, ha, secondo il cristianesimo, un unico destino storico, che è la salvezza data da Cristo; tutti gli uomini hanno un destino “comune”, e per questo ogni uomo è “comunista” secondo natura. Il futuro della sinistra è quello di ereditare la guida politica della società perché siano rappresentati e contemperati gli interessi di ogni classe sociale.
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