Una critica all’impostazione generale dell’economia politica può essere di tipo filosofico, e riguardare i suoi fondamenti: le leggi della domanda e dell’offerta. Se ne espone qui un tentativo:
1.] la domanda aggregata o collettiva, nella concezione classica, è data dalla sommatoria delle singole domande individuali. In questo modo, la domanda aggregata può perdere una importante informazione, e cioè la domanda individuale corrispondente al minimo standard di sopravvivenza. La domanda dei ricchi, avendo essi altre possibilità e preferenze rispetto ai poveri, innalza il livello di quello che sarà, con l’incrocio con l’offerta, il prezzo di equilibrio, al di sotto del quale i poveri potrebbero non sopravvivere, se la domanda riguarda un bene essenziale [primario]. Perciò la domanda aggregata deve essere sostituita da un unica domanda standard, che corrisponda ai bisogni differenziati, in base alla scala di maslow, e che rifletta il minimo indispensabile [raggiungibile dal più povero individuo], per ciascun prezzo e prodotto. 2.] non è vero, come sostiene la concezione classica, che un basso prezzo comporta un alto quantitativo richiesto del bene [quantità]. La capacità di pagare il prezzo è legata al reddito disponibile, la cui spesa non dipende dal prezzo, ma dal paniere di beni. In esso, la domanda si distribuirà, in modo standard, per tutti gli individui, indipendentemente dal prezzo, secondo la scala di maslow: prima sarà speso reddito per i beni essenziali, poi per i beni superflui. Tanto più basso è il prezzo dei primi, non maggiore sarà la loro accumulazione, ma consentirà, questo prezzo basso, di impiegare il reddito residuo spostandosi verso l’acquisto di beni superflui. Il basso prezzo di questi non comporterà, ancora, una loro sempre maggiore acquisizione, ma fino a un dato livello [soggettivo entro certi limiti], oltre al quale livello di spesa [soddisfatti gli acquisti primari e secondari] inizierà il risparmio. Per cui non è vero che la quantità varia in relazione al prezzo. La curva della domanda individuale e aggregata deve essere interpretata come la quantità di beni domandata in relazione alla loro funzione, dal punto di vista della scala di maslow. Essa è quindi vera ad ogni livello di quantità. Si passa dalla quantità maggiore per un prezzo inferiore, legata ai beni primari e di bassa qualità, alla quantità minore per un prezzo maggiore, legata ai beni superflui e di alta qualità. La curva della domanda forma quindi una matrice. 3.] il punto di incontro/equilibrio tra domanda e offerta può, come detto, comportare un prezzo più alto della soglia di sopravvivenza/capacità di spesa per beni primari, di cui alcuni individui dispongono. Ciò significa che la domanda aggregata deve essere sostituita con la domanda standard, gerarchizzata e scomposta nel paniere dei beni, in relazione alla scala di maslow. Sull’ordinata, la differenza tra i prezzi può essere interpretata non come libertà di oscillazione del prezzo, ma come differenza dei prezzi dei singoli prodotti del paniere [dal pane, con basso prezzo e alta quantità, al televisore, con alto prezzo e bassa quantità], e come differenza nella qualità dei beni appartenenti alla medesima categoria [alto prezzo per televisori, o pasta, o latte, di alta qualità, e basso prezzo per la bassa qualità, e la quantità dei beni di bassa qualità, con basso prezzo, è maggiore, secondo la curva della domanda-standard]. Da questo punto di vista, tutta la quantità e tutti i prezzi sono “attivi”, e la curva della domanda diventa la frontiera di tutti i bisogni economici della collettività. 4.] si passa quindi da concetto di domanda intesa come quantità da acquisire in funzione del prezzo, al concetto di domanda-standard, intesa come quantità minima a cui l’offerta deve adeguarsi per legge, ad un prezzo stabilito per legge, questo solo per i beni primari di bassa qualità. Ne consegue che, dovendo l’offerta sovrapporsi perfettamente alla domanda [e non incrociarsi con essa], la concorrenza nel mercato tra le imprese deve essere interpretata come simulazione del sistema economico, finalizzata a determinare la migliore offerta che si avvicini al prezzo stabilito dalla domanda e dalla legge. Infatti, la concorrenza non può consistere in uno spreco di risorse [come oggi], in cui due beni competono, uno vince e l’altro non viene venduto, e l’impresa che ha prodotto il bene invenduto fallisce. La concorrenza deve stare a priori dello scambio, per stabilire quale impresa ha diritto a produrre per la domanda, la quale è fissa. Il mercato diventa quindi simulazione del sistema economico. 5.] la curva dell’offerta non è capovolta rispetto alla curva della domanda, ma è parallela e sovrapposta ad essa. Poiché la domanda riflette i bisogni, la curva dell’offerta deve corrispondervi perfettamente. La curva dell’offerta classica [capovolta rispetto alla domanda e incrociantesi con essa], è quella della libertà d’impresa, e serve per descrivere il comportamento dell’impresa e del mercato dal lato dell’offerta, non in senso reale, ma secondo la simulazione del comportamento dell’impresa in competizione con le altre imprese. La concorrenza simulata tra le imprese serve per stabilire l’impresa che può potenzialmente produrre con la maggiore qualità e al minore prezzo, provati attraverso giochi economici e simulazioni di produzione, e che pertanto acquisisce il diritto a produrre realmente il bene per soddisfare la domanda.
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