androcom ha scritto:
Mentre è eticamente lecito essere liberisti (come lo sono diventato io persuaso dalla lettura del Corriere della Sera), non è possibile essere cristiani e nel contempo accettare il capitalismo. Circa un’ora fa ero al supermercato, e osservando le cassiere che passano ogni giorno migliaia di articoli sul lettore ottico, mi sono chiesto: “costoro stanno fruttando i propri talenti ? se potessero, non saprebbero anch’esse studiare fino a laurearsi ?”. La risposta è che potrebbero ma non possono perché sono costrette. Non è vero che ognuno fa il mestiere che merita o che sceglie. Il capitalismo non dà a ciascuno uguali possibilità, perché necessita fisiologicamente di commesse, bariste, operai, segretarie, ecc., tutti lavoratori che, pur svolgendo mestieri dignitosi, non possono però studiare. Il capitalismo impedisce all’uomo di fruttare i talenti, cioè contraddice la parola del Vangelo. Quindi esso è anticristiano per essenza.
lasciando da parte i casi personali concreti (quelle cassiere, quei baristi, ma anche gli ingegneri ed i cardiochirurghi) è chiaro che oggi nella attuale divisione dei lavoro abbiamo bisogno degli uni e degli altri.
Anche in unione sovietica avevano bisogno di camerieri e per esperienza personale in quel ruolo non ci trovavi un "Einstein mancato" ma uno che non poteva fare di meglio.
Quando il nostro cuore perde colpi, qualcuno deve ripararlo. Quando andiamo al bar, al supermerato o quando un rubinetto perde, o una CPU è bruciata, qualcuno deve risolvere il problema.
L'ideale è che ognuno faccia quello che sa fare in base alle competenze ed all'esperienza.
Si spera che ognuno sia il migliore nel suo campo. Non ci sembra un criterio adeguato?
Un mondo in cui il potenziale cardiochirurgo ti serve il caffé mentre un idraulico tenta di sostituirci il cuore non è il massimo. Solo la selezione meritocratica, unita a pari opportunità, si avvicina all'ottimalità.
Qui anche un cristiano dovrebbe ricordare la parabola dei talenti ed accettare il capitalismo.
Piuttosto ritengo che il problema non riguardi i "cristiani" in generale, ma i cattolici.
Infatti i cristiani protestanti, con l'etica rfiormata accettano il capitalismo e lo hanno sviluppato.
Sono invece i cattolici ad avere problemi, ma loro sono solo una parte del mondo cristiano.
Forse confondi cristianesimo con cattolicesimo. Una confusione che fanno, mi pare, in molti.
In germania anche i baristi hanno studiato (le scuole dell'obbigo e le professionali) mentre da noi per un 20% non finiscono nemmeno la scuola dell'obbligo, nel sud Italia e finiscono come manovalanza della criminalità organizzata. Nulla di stravolgente quindi che per tappare i buchi nei bar ci finiscano diplomati e laureati, soprattutto se in discipline inutili in una società moderna che ha bisogno di ingegneri e non di laureati in giurisprudenza.
Non si puo' quindi prendere il caso italiano come esempio per il mondo.
Io se esamino, in tutta la cerchia dei conoscenti che ho (miei familiari o quelli di mia moglie) non trovo nessuno che stia facendo la professione del padre o della madre.
Questo è un indicatore che la società capitalistica, che tu tanto critichi, sta in effetti dando, con l'istruzione di massa, le opportunità a tutti di fare il lavoro migliore. Infatti la nostra non è piu' una società classista.
Ti faccio un po' di esempi, per dimostrare che quello che dico non è campato in aria.
1) la famiglia di mia moglie:
Padre operaio, madre infermiera.
Un figlio laureato in fisica, un ingegnere elettronico, un insegnante elementare.
2) la mia famiglia
Padre artista (musicista) madre impiegata nel terziario.
Un figlio informatico.
L'insieme dei due fattori ha generato, come figli, un ingegnere specializzato in nanotecnologie ed uno nel piu' classico settore dell'ingegneria civile (strade, ponti, gallerie servono sempre).
Ok, nessuno in casa pulisce le strade ma nemmeno dirige aziende miliardarie.
Siamo sulla via di mezzo.
Anche se avessi un figlio barista o disegnatore o becchino o prete o manager di una multinazionale , non mi sentirei in imbarazzo, in quanto ognuna di queste figure professionali serve nella società. Sono ovviamente piu' contentoche i miei figli abbiano potuto seguire le loro aspirazioni ma è evidente che questo non è possibile per tutti.
Se tutti volessero infatti persegure la loro aspirazione di cardiochirurgo o di idraulico, il mondo non funzionerebbe. Tra aspirazione e realtà cè una sostanziale differenza ed il merito è il fitro giusto.
Francesco